2011, dopo mesi di letture e preparativi stavamo
vivendo un nuovo on the road sulle strade americane.
Dopo aver visitato Boston avremmo dovuto attraversare,
con varie tappe, il Massachusetts e il New York State, ma da giorni seguivamo
attenti il percorso dell’uragano Irene.
Venne divulgato lo
stato di allerta su tutta la East Coast dalla Federal Emergency Management
Agency (la protezione civile americana) ed evacuate le località turistiche
affacciate sull’Oceano Atlantico.
Alcune
aree di New York erano già state evacuate, ma almeno un terzo dei cittadini era
rimasto blindato nelle proprie case, mentre chi non aveva mezzi per
allontanarsi veniva ospitato negli «Evacuation Center» aperti dalle autorità.
Dopo New York anche altre grandi
città della zona, tra cui Boston, avevano deciso di fermarsi.
Anche per noi era ora di prendere una
decisione.
La preoccupazione maggiore era per M.
Decidemmo di anticipare la partenza
da Boston e di ridurre le tappe per arrivare alle Niagara Falls prima
possibile.
Era una giornata di fine agosto ed
eravamo a pranzo a casa di amici a Worcester poco lontano da Boston.
Anche loro si stavano organizzando
per l’arrivo di Irene, la casa in legno scricchiolava colpita dal forte vento e
il ticchettio della pioggia si faceva sempre più intenso.
Salutammo presto i nostri ospiti per
allontanarci dalle zone più a rischio ed arrivammo per la notte a Utica nel New
York State, ma eravamo solo a metà strada.
Sarà stata l’apprensione da mamma
o l’acquazzone che ci ha accolto al nostro arrivo, tipo quelli che
solo nelle Keys avevamo attraversato, o sarà che alla tv si parlava delle
“code” di Irene che sarebbero sopraggiunte nella notte o il torrente di fianco
all’hotel che cresceva...ma io non ho dormito molto serena quella notte!
Il giorno dopo arrivammo alle Niagara
Falls ed eravamo fuori dal raggio di Irene.
Solo dopo qualche giorno, tornando
verso est, attraversando Vermont e New Hampshire, ritrovammo Irene con i segni
devastanti che aveva lasciato sul suo cammino.
A seguito di questa esperienza,
mio marito ed io, come genitori, siamo stati messi, ancora una volta, di fronte
ad una sfida, quella di discutere un argomento così complesso, come un disastro
naturale travolgente, con nostra figlia.
Come prima cosa
abbiamo cercato di darle delle informazioni scientifiche: cosa sono i
cicloni tropicali, la differenza tra uragani, tifoni e tempeste tropicali o
cicloniche, come funzionano, dove si formano e molto altro ancora.
In secondo luogo, ma
non meno importante, abbiamo preso in considerazione l’aspetto emotivo.
In molti casi quando
i bambini sono spaventati il contatto fisico è la prima cosa che può
rassicurarli, ma ogni genitore dovrebbe conoscere il proprio bambino da sapere
quali passi seguire per fornirgli il giusto supporto.
Durante il percorso
in auto sotto la pioggia, le abbiamo raccontato ciò che stava succedendo, per
aiutarla a metabolizzare il susseguirsi degli eventi e, al termine di
questa avventura poco piacevole, le abbiamo esposto le possibili conseguenze
che sarebbero rimaste per molto tempo sulla terra che era stata calpestata e
nei cuori delle persone coinvolte.
Alcuni punti di
riflessione:
1 . Creare un
ambiente aperto e solidale dove i bambini, una volta pronti, si sentano a proprio agio a
porre domande.
2 . Dare ai bambini
risposte e informazioni oneste.
Mentendo loro si può
influenzare la loro capacità di fidarsi.
3 . Usare parole e
concetti che i bambini possano capire in relazione all'età, alla lingua e al
livello di sviluppo.
4 . Essere pronti a
ripetere le informazioni e le spiegazioni più volte.
Alcune informazioni
possono essere difficili da accettare o capire.
Fare la stessa
domanda più e più volte può essere anche un modo per chiedere rassicurazione.
5 . Riconoscere e
convalidare i pensieri del bambino , sentimenti e reazioni.
6 . Ricordare che i
bambini tendono a personalizzare le situazioni.
7 . Essere
rassicurante , ma non fare promesse impossibili.
8 . Aiutare i bambini
a trovare il modo di esprimere se stessi.
Alcuni bambini
possono essere più propensi ad esprimersi attraverso le immagini di un disegno,
attraverso il gioco o a scrivere.
9 . Lasciare che i
bambini sappiano che un sacco di persone si stanno attivando per far fronte
alle conseguenze dell’evento.
E 'una buona
occasione per mostrare ai bambini che, quando accade qualcosa di spaventoso, ci
sono persone pronte ad aiutare .
10 . I bambini
imparano osservando i propri genitori ed educatori.
Saranno quindi molto
interessati a come noi si risponde agli eventi del mondo e alle conversazioni
tra adulti.
11 . Monitorare i
sintomi fisici tra cui il mal di testa e i dolori di stomaco.
Molti bambini, come
altrettanti adulti, esprimono l'ansia attraverso i dolori fisici.
12 . Terminata la
situazione di allarme, parlare con i ragazzi degli effetti della calamità sulla
comunità può aiutare a mettere le cose in prospettiva.
http://www.protezionecivile.gov.it/cms/attach/editor/AllegatiEXT/Progetto_SITO_PROTEZIONE_CIVILE.pdf
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