25 settembre 2013

My hurricane Irene

2011, dopo mesi di letture e preparativi stavamo vivendo un nuovo on the road sulle strade americane.
Dopo aver visitato Boston avremmo dovuto attraversare, con varie tappe, il Massachusetts e il New York State, ma da giorni seguivamo attenti il percorso dell’uragano Irene.
Venne divulgato lo stato di allerta su tutta la East Coast dalla Federal Emergency Management Agency (la protezione civile americana) ed evacuate le località turistiche affacciate sull’Oceano Atlantico.
Alcune aree di New York erano già state evacuate, ma almeno un terzo dei cittadini era rimasto blindato nelle proprie case, mentre chi non aveva mezzi per allontanarsi veniva ospitato negli «Evacuation Center» aperti dalle autorità.
Dopo New York anche altre grandi città della zona, tra cui Boston, avevano deciso di fermarsi.

Anche per noi era ora di prendere una decisione.
La preoccupazione maggiore era per M.
Decidemmo di anticipare la partenza da Boston e di ridurre le tappe per arrivare alle Niagara Falls prima possibile.

Era una giornata di fine agosto ed eravamo a pranzo a casa di amici a Worcester poco lontano da Boston.
Anche loro si stavano organizzando per l’arrivo di Irene, la casa in legno scricchiolava colpita dal forte vento e il ticchettio della pioggia si faceva sempre più intenso.
Salutammo presto i nostri ospiti per allontanarci dalle zone più a rischio ed arrivammo per la notte a Utica nel New York State, ma eravamo solo a metà strada.
Sarà stata l’apprensione da mamma o  l’acquazzone che ci ha accolto al nostro arrivo, tipo quelli che solo nelle Keys avevamo attraversato, o sarà che alla tv si parlava delle “code” di Irene che sarebbero sopraggiunte nella notte o il torrente di fianco all’hotel che cresceva...ma io non ho dormito molto serena quella notte!
Il giorno dopo arrivammo alle Niagara Falls ed eravamo fuori dal raggio di Irene.
Solo dopo qualche giorno, tornando verso est, attraversando Vermont e New Hampshire, ritrovammo Irene con i segni devastanti che aveva lasciato sul suo cammino.




A seguito di questa esperienza, mio marito ed io, come genitori, siamo stati messi, ancora una volta, di fronte ad una sfida, quella di discutere un argomento così complesso, come un disastro naturale travolgente, con nostra figlia.

Come prima cosa abbiamo cercato di darle delle informazioni scientifiche: cosa sono i cicloni tropicali, la differenza tra uragani, tifoni e tempeste tropicali o cicloniche, come funzionano, dove si formano e molto altro ancora.


In secondo luogo, ma non meno importante, abbiamo preso in considerazione l’aspetto emotivo.
In molti casi quando i bambini sono spaventati il contatto fisico è la prima cosa che può rassicurarli, ma ogni genitore dovrebbe conoscere il proprio bambino da sapere quali passi seguire per fornirgli il giusto supporto.
Durante il percorso in auto sotto la pioggia, le abbiamo raccontato ciò che stava succedendo, per aiutarla  a metabolizzare il susseguirsi degli eventi e, al termine di questa avventura poco piacevole, le abbiamo esposto le possibili conseguenze che sarebbero rimaste per molto tempo sulla terra che era stata calpestata e nei cuori delle persone coinvolte.

Alcuni punti di riflessione:
1 . Creare un ambiente aperto e solidale dove i bambini, una volta pronti,  si sentano a proprio agio a porre domande.
2 . Dare ai bambini risposte e informazioni oneste.
Mentendo loro si può influenzare la loro capacità di fidarsi.
3 . Usare parole e concetti che i bambini possano capire in relazione all'età, alla lingua e al livello di sviluppo.
4 . Essere pronti a ripetere le informazioni e le spiegazioni più volte.
Alcune informazioni possono essere difficili da accettare o capire.
Fare la stessa domanda più e più volte può essere anche un modo per chiedere rassicurazione.
5 . Riconoscere e convalidare i pensieri del bambino , sentimenti e reazioni.
6 . Ricordare che i bambini tendono a personalizzare le situazioni.
7 . Essere rassicurante , ma non fare promesse impossibili.
8 . Aiutare i bambini a trovare il modo di esprimere se stessi.
Alcuni bambini possono essere più propensi ad esprimersi attraverso le immagini di un disegno, attraverso il gioco o a scrivere.
9 . Lasciare che i bambini sappiano che un sacco di persone si stanno attivando per far fronte alle conseguenze dell’evento.
E 'una buona occasione per mostrare ai bambini che, quando accade qualcosa di spaventoso, ci sono persone pronte ad aiutare .
10 . I bambini imparano osservando i propri genitori ed educatori.
Saranno quindi molto interessati a come noi si risponde agli eventi del mondo e alle conversazioni tra adulti.
11 . Monitorare i sintomi fisici tra cui il mal di testa e i dolori di stomaco.
Molti bambini, come altrettanti adulti, esprimono l'ansia attraverso i dolori fisici.
12 . Terminata la situazione di allarme, parlare con i ragazzi degli effetti della calamità sulla comunità può aiutare a mettere le cose in prospettiva.


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